La lettera di Roberto
Scarpinato
Roberto Maria Ferdinando Scarpinato, nato a Caltanissetta il 14
gennaio 1952, è un magistrato italiano, attualmente procuratore generale presso
la Corte D’Appello di Caltanissetta. La sua carriera inizia come magistrato nel
1977, dopo aver prestato servizio presso il consiglio superiore della
magistratura, ha poi svolto incarichi come sostituto procuratore aggiunto alla
procura di Palermo. Qui, entra a far parte del POOL ANTIMAFIA e lavora a stretto
contatto con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In qualità di pubblico
ministero, ha partecipato a diversi importanti processi, quali quello a carico
di Giulio Andreotti, e quelli per
l’omicidio dell’europarlamentare Salvo Lima, del segretario regionale del Pci,
Pio la Torre e del prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Giulia Basso, 2M
In recente discorso, Roberto Scarpinato, in commemorazione
dell'omicidio di Falcone e Borsellino ha destato grosso scalpore, per quanto
riguarda i rapporti fra Stato e criminalità organizzata. La strage di via D’Amelio, in cui perirono il
magistrato Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta colpì profondamente
il popolo italiano, anche perché seguiva l'assassinio di Giovanni Falcone,
altro giudice coraggioso. Le parole di Scarpinato sono parole orgogliose,
dignitose e fiere; soprattutto mi ha colpito il fatto che da esse non traspaia
alcuna nota d’odio, cosa che sarebbe stata comprensiva, bensì la piena
consapevolezza del proprio ruolo di rappresentante dello Stato di una lotta che
dura da molti anni e in cui lo Stato è risultato più volte sconfitto. Tuttavia
sono parole di fede, di speranza e di accusa nei confronti di tutti coloro che
direttamente o indirettamente hanno favorito l’affermarsi della mafia nel
nostro paese.
Lorenzo Castaldini, 2M
Scarpinato vuole
trasmettere un messaggio ben preciso: denunciare gli assassini di
Falcone, addirittura puntando il dito a personaggi importanti e dicendo che
costoro baratterebbero l’anima in cambio di promozioni di carriera e che le
parole come stato, giustizia e legge pronunciate da loro non avrebbero valore
perché privi di senso della giustizia. Polemizza inoltre sul nostro Stato
evidenziandone la corruzione e facendo presente che le persone ai piani alti
convivono con la malavita per avidità. Gratifica, poi, il lavoro di Falcone,
dicendo ai ragazzi che le parole come onestà e umiltà in questo paese debbano
acquisire più importanza rispetto alle
parole omertà e mafia, che lui cercava di combattere tutti i giorni per
costruire un’Italia migliore. Parla, poi, della paura che Falcone non aveva
verso la morte, pur sapendo che sarebbe andato incontro a un destino crudele e
tutto per amore del suo lavoro. E ancora prosegue, parlando della personalità
del magistrato battutosi per i diritti di tutti. Infine, enuncia gli obbiettivi
che egli stesso ed altri stanno svolgendo perché quello che Borsellino ha
costruito non si demolisca, ma anzi sopravvalga
sulla parte” nera” del nostro sistema giustizia.
Paggiarino Letizia, 2M
Nessun commento:
Posta un commento