martedì 28 maggio 2013

LE LOTTE DI LIBERAZIONE DEL POPOLO NERO. STORIE E MEMORIE DI RESISTENZA TRA AFRICA, STATI UNITI E......ITALIA

LE LOTTE DI LIBERAZIONE DEL POPOLO NERO. STORIE E MEMORIE DI RESISTENZA TRA AFRICA, STATI UNITI E......ITALIA
( sintesi del lavoro per gruppi con prof.ssa Cavalieri)
AMILCAR CABRAL
Amilcar Cabral (12 settembre 1924 Bafatà, Guinea-Bissau - 20 gennaio 1973) è stato un agronomo e scrittore, rivoluzionario leader in Guinea Guinea-Bissau e Capo Verde.E 'stato Segretario Generale del Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC), che ha fondato nel 1956, e, con le armi in mano e con l'aiuto delle truppe cubane, ha affrontato il colonialismo portoghese fino all'indipendenza.Il 20 gennaio 1973, quando la vittoria era imminente, fu ucciso dai suoi stessi compagni guidati da Inocêncio Kani.L'Aeroporto internazionale situato sull'isola di Sal, Capo Verde, è stato chiamato come lui in onore del suo lavoro per l'indipendenza della Guinea e di Capo Verde.

LOTTA E GUERRIGLIA


Abbiamo letto una Conferenza di Amìlcar Cabral all’università di Syracuse(USA), il 20 febbraio 1970, dopo la morte del suo compagno di lotta e leader del Mozambico Eduardo Mondlane, ucciso dagli alleati accordati con i colonialisti portoghesi a Dar es Salam il 3 febbraio 1969.

La conferenza tratta un problema essenziale: i rapporti di dipendenza e di reciprocità tra la lotta di liberazione nazionale e la cultura.
Cabral fa dei riferimenti al nazismo “I nazisti avevano una chiara nozione del valore della cultura come fattore di resistenza alla dominazione straniera”, infatti “Il valore della cultura come elemento di resistenza al dominio straniero sta nel fatto di essere la vigorosa manifestazione, sul piano ideologico o idealistico, della realtà materiale e storica della società dominata o da dominare”, e fa riferimento all’apartheid del Sudafrica “La pratica dell’Apartheid si traduce in uno sfruttamento sfrenato della forza-lavoro delle masse africane”

Secondo Cabral esistono due modi per dominare un popolo: uno implica il genocidio della popolazione eliminando così ogni possibilità di resistenza culturale; il secondo consisterebbe nel dominio economico e politico di un popolo senza toccarne l’identità culturale, e sembra non abbia possibilità di applicarsi. 
L'autore esprime poi i propri ideali riguardo all'indipendenza dei popoli africani. Spiega come deve essere organizzata la popolazione mentalmente e praticamente per una futura lotta di liberazione. Esprime però anche gli aspetti negativi della cultura che ostacolano la lotta, perchè il popolo non è organizzato dalla direzione di un organizzazione politica ferma e solida per respingere l'oppressione colonialista. Seguendo le idee di Marx, Amilcar Cabral scrive che il movimento di liberazione unisce tanti ceti sociali diversi e li trasforma in una forza nazionale culturale e sociale unica, che è alla base della lotta armata di liberazione. Verso la fine del capitolo cita anche il suo defunto amico dott. Eduardo Mondlane, uomo politico e combattente per la libertà mozambicana, assassinato da colonialisti portoghesi nel 1969


FRANTZ FANON
Biografia:

Frantz Fanon (Fort-de-France, 20 luglio 1925 – Washington, 6 dicembre 1961) è stato uno psichiatra, scrittore e filosofo francese (martinicano).
Frantz Omar Fanon nacque in una famiglia discendente da schiavi africani, servi tamil e bianchi. La sua famiglia apparteneva alla piccola borghesia, ciò permise a Fanon di frequentare il liceo Schœlcher, una scuola per soli neri.
In seguito alla caduta della Francia nelle mani dei nazisti nel 1940, delle truppe della marina francese rimasero bloccate in Martinica. A causa della permanenza forzata sull'isola, i soldati francesi divennero "autentici razzisti". Vi furono numerose accuse di molestie sessuali. Gli abusi ai danni della popolazione locale da parte dell'esercito francese ebbero una notevole influenza su Fanon, in quanto rinforzarono i suoi sentimenti di alienazione e il suo disgusto per il razzismo coloniale. Durante la Seconda guerra mondiale combatté con la Resistenza Francese e in seguito proseguì i suoi studi di psichiatria, ottenendo la laurea nel 1951. Divenne responsabile di una divisione dell'Ospedale psichiatrico di Blida, in Algeria, lavorando soprattutto sull'adattamento dei test ai pazienti locali.
Durante la Guerra d'Algeria, egli collaborò apertamente con il Fronte di liberazione Nazionale Algerino (F.L.N.) e ne divenne il portavoce. Nel 1957 venne espulso dal paese a causa della sua collaborazione con il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina (G.P.R.A.).
Si trasferì in Tunisia, dove scrisse molti saggi raccolti nel libro Pour la révolution africaine, uscito postumo. In questo libro Fanon si occupò di strategia militare, e in capitolo discusse in quale modo fosse possibile aprire un terzo fronte meridionale di guerra.
In questo periodo di frenetiche attività gli venne diagnosticata la leucemia. Si recò in Unione Sovietica per sottoporsi ad una terapia. Eseguì una ultima visita a Roma per incontrare Sartre, dopodiché si trasferì negli Stati Uniti, per seguire una nuova cura. Morì il 6 dicembre 1961, nel Maryland, sotto il nome di Ibrahim Fanon.
Nelle sue opere più famose, egli analizza il processo di decolonizzazione dal punto di vista sociologico, filosofico e psichiatrico.
Riassunto:
Questo testo, tratto da “Dannati della Terra” di Frantz Fanon, spiega in maniera esaustiva il suo punto di vista sul futuro dell’Africa e sul ruolo e comportamento dell’Europa.
Secondo lui l'Africa non deve più seguire il modello europeo, non deve più guardarla come un mito in quanto si deve rendere conto che è un modello negativo, sbagliato ed egoista che pensa solo al suo potere tendendo sotto di sé il resto del mondo.
L’Africa deve creare un nuovo uomo con un nuovo tipo di mentalità.

MALCOM X

“Discorso per la fondazione dell' OAAU” di Malcom X (sintesi)

Il testo letto tratta quattro temi esposti da Malcom durante questo discorso. Il primo riguarda la spiegazione della violenza , che può sembrare immorale, ma che deve essere utilizzata perché , secondo Malcom, è impossibile essere nonviolenti con persone violente.
Abbiamo riportato alcune sue citazioni riguardo a questo primo punto:
-”Quando sarai in grado di portarmi un razzista nonviolento,di portarmi un segregazionista nonviolento, mi metterò anch'io a fare il nonviolento. Ma non insegnarmi a essere nonviolento fino a che non insegni a qualcuno di quei rottami ad essere nonviolento.”
-”un uomo con un fucile ed un bastone può essere fermato solo da un uomo con un fucile ed un bastone, questa è uguaglianza.”
-”Un tattica basata sulla moralità può essere efficace solo quando si tratta con persone morali o un sistema morale. Un uomo o un sistema che opprime un uomo per il suo colore, non è morale. E' dovere di ogni afroamericano individualmente e di ogni comunità afroamericana in questo paese di proteggere la propria gente conteo gli esecutori e gli assassini di massa, contro i dinamitardi, contro i linciatori, contro i fustigatori....ecc”
Adesso parleremo del secondo argomento esposto da X: l'educazione che è vista come: “ elemento importante nella lotta dei diritti umani. E' il mezzo per aiutare i nostri figli e la nostra gente a riscoprire la loro identità e quindi ad aumentarela loro stima di se stessi. L'educazione è il nostro passaporto per il futuro, poiché domani appartiene solo a chi vi si prepara oggi”.
Inoltre Malcom lamenta che i libri di testo non dicono niente ai loro figli riguardanto i contributi degli afroamericani per lo sviluppo del paese, infatti Malcom dice:
“Di noi non imparano altro che siamo stati raccoglitori di cotone.”
Si passa per parlare delle scuole, fondamentali per l'educazione morale dei ragazzi neri... che però viene altamente ignorata. Il basso livello di insegnamento nelle scuole viene messe in discussione anche se buono sul piano economico...Ci sarebbero dei miglioramenti da apportare facilmente, ad esempio c'è il 10% d fondi destinato alle scuole africane che non è mai stato versato.
L' istruzione è fondamentale per scalare le classi sociali ed emergere. Malcom afferma infatti che intende usare l'istruzione come strumento per aiutare la sua gente ad arrivare, a un livello di perfezione e di rispetto di sé senza precedenti.
“il rispetto di sé senza precedenti” è un tema molto delicato per i neri, che se non avessero avuto la forza, arrivata dal rispetto per se stessi, non avrebbero mai fatto valere la protesta e non avrebbero mai il coraggio di alzare la voce contro secoli di soppressione e schiavitù.
L' ultimo tema riguarda il piano politico ed economico; Malcom pensa che politica ed economia sono inseparabili perchè secondo lui l' uomo politico non può muoversi se mancano i soldi; X afferma anche che per potere controllare questi due poteri e quindi il proprio destino, gli afroamericani devono essere in grado di esercitare il loro controllo e la loro influenza che regola il loro destino economico, politico e sociale. A questo, dice Malcom ; si può arrivare solo attraverso l'organizzazione. Quest'ultima è vista come la formazione di una coscienza isolato per isolato in modo da rendere forte la comunità e renderla consapevole del suo potere e delle sue possibilità.


Sofia Battisti, Elena Rondelli e Diego Scaffidi 3°G


venerdì 8 marzo 2013

GIUSTIZIA E LEGALITA' SONO SINONIMI?

STUDIANDO LE LEGGI RAZZIALI, QUELLE EMANATE NEL 1938 DAL GOVERNO FASCISTA DI BENITO MUSSOLINI, ABBIAMO SCOPERTO COSA SIA UNA DITTATURA, COSA SIGNIFICHI RAZZISMO.
ABBIAMO CAPITO MEGLIO COSA E' STATO IL TOTALITARISMO FASCISTA IN ITALIA.
ABBIAMO ANCHE RIFLETTUTO SUL PRESENTE: LE LEGGI RAZZIALI ERANO LEGALI, MA ERANO ANCHE GIUSTE? COSA E' GIUSTO, COSA NON LO E'? SI DEVE OBBEDIRE A UNA LEGGE INGIUSTA?

Cosa è giusto e cosa non lo è? La giustizia è sempre legalità? 
Le leggi cambiano nel tempo e non sempre le possiamo considerare giuste. Durante il fascismo erano legali le leggi razziali contro gli ebrei, ma non per questo erano giuste. Ciò dimostra che giustizia e legalità a volte sono molto lontane l'una dall'altra.
Le leggi non cambiano solo nel tempo, anche a seconda del luogo: in alcuni paesi musulmani le donne devono portare il velo e non possono girare per strada senza che un uomo le accompagni. A me questo sembra ingiusto, ma a molte donne musulmane no, per loro sarebbe assurdo non farlo.
In paesi considerati economicamente e socialmente più avanzati dell'Italia ci sono leggi ingiuste, ad esempio la pena di morte negli USA.
Rubare è illegale, ma se chi ruba sta morendo di fame, è davvero ingiusto? Per noi che viviamo agiatamente è facile scandalizzarci per i piccoli furti dei poveri e diseredati. Ma quanti di noi preferirebbero affamare la propria famiglia, per non rubare un pezzo di pane?
Il concetto di giustizia cambia quindi nel tempo, a seconda del luogo, delle persone e delle situazioni. Legalità e illegalità, giustizia e ingiustizia, sono temi che appartengono ad ogni epoca  e cambiano con il cambiare della società.
Michelle Coleman 3^G Guinizelli - Carracci


Le ambiguità della giustizia
''La legge è uguale per tutti'' è ciò che si legge entrando in un aula di tribunale. Mi sono chiesta se è vera questa frase e mi sono risposta che questa situazione non è così facile da realizzare poiché ci sono circostanze in cui la giustizia favorisce alcune categorie di persone e ne danneggia altre, oppure garantisce i beni di una persona a discapito del bene della società.
Studiando la storia passata siamo venuti a conoscenza delle discriminazioni nei confronti degli ebrei durante la seconda guerra mondiale o dei negri durante l'Apartheid in Sud Africa.
Sono occorsi anni e sacrifici di vite umane prima che la giustizia trionfasse.
Un altra frase che non ritengo giusta è '' il fine giustifica i mezzi '';
ad esempio rubare ai ricchi per dare ai poveri è sbagliato perchè rubare è illegale anche se l'obbiettivo è aiutare delle persone bisognose.
L'idea di giustizia può essere legata anche a un discorso di religione, per esempio l'aborto per uno che crede in Dio è il male assoluto perchè vuole dire spezzare una vita prima che questa abbia avuto un inizio, mentre per uno che non crede non ha la stessa gravità.
Lo stesso concetto di bene o di male può variare a seconda dei punti di vista, per esempio la decisione di tenere aperta una fabbrica per dare lavoro a delle persone può essere una buona azione, però può essere anche una cattiva azione perchè se la fabbrica inquina si possono avere danni all'ambiente e anche all'uomo stesso che ci lavora.
Penso che per ottenere giustizia bisogna applicare delle leggi e verificare che siano giuste per tutti e mettere da parte gli interessi personali.
Beatrice Balduzzi



Giustizia ingiusta?
La parola giustizia, è una parola molto complessa, deriva da GIUSTO.
La giustizia esiste da migliaia di anni, anche se nel corso degli anni ha subito una grande trasformazione.
Ma la  GESTIONE DELLA giustizia è sempre stata corrotta o ingiusta!
Chi pagava per non essere giustiziato, il clero che anziché diffondere la parola di Dio si arricchiva e non rispettava le regole che avrebbe dovuto rispettare, e molte ingiustizie ancora.
Arrivando ai giorni nostri, forse molto di quello che facciamo, la maggior parte delle volte, non si può chiamare nemmeno GIUSTIZIA!
Basta pensare ai terribili fatti compiuti nei confronti degli ebrei il secolo scorso;milioni di persone innocenti uccise, torturate, donne, uomini, vecchi, bambini.
La LEGGE non impediva questo, anzi lo “ obbligava “.
Ma si possono elencare molti altri fenomeni di razzismo, nei confronti di altre etnie!
Si voleva una razza pura, una sola razza, quella ARIANA; tutti gli altri diversi solo per lingua, colore della pelle, religione andavano eliminati.
ORA IO, SONO PIENO DI RABBIA!
Rabbia per l'ingiustizia!

"La Giustizia condanna qualche scellerato per far credere agli altri di essere delle persone oneste."
Paul Brulat



Christopher Rizzi



Giustizia e Legalità sono la stessa cosa?
 Secondo me la risposta alla domanda iniziale è no. Non sono la stessa cosa anche se sono simili e trattano dello stesso argomento. La legalità comprende l’insieme di tutte le azioni che all'interno del nostro stato si possono fare, che quindi, rispettano le leggi. Essa deve essere rispettata altrimenti si potrebbe aprire un caso penale/civile per l’azione scorretta. La legalità con il passare del tempo, come la giustizia, è cambiata. Per esempio: all'inizio del novecento le donne non potevano votare mentre ora possono. La giustizia è la legalità  nel pensiero individuale, è quello che noi giudichiamo giusto o sbagliato. Le azioni che fece Mussolini all'inizio della seconda guerra mondiale contro gli ebrei a me risultano delle ingiustizie mentre ai suoi seguaci risultavano giuste. La giustizia è soggettiva, la legalità no. Secondo me la giustizia, oltre che a cambiare con il mutare del tempo, cambia anche a seconda della nostra utilità. Se a noi ci fa comodo che un’ azione sia giudicata ingiusta noi cercheremo in tutti i modi di farla risultare tale anche agli occhi degli altri. Probabilmente la legalità è il frutto della giustizia perché visto che essa è soggettiva bisogna trovare un compromesso fra tutte le persone. Quel compromesso è la legge. Per questo esiste il parlamento, una persona votando un suo rappresentante dovrebbe anche avere le idee di giustizia in comune con esso, così si può esprimere l’idea propria di giustizia. Per arrivare ad essa ogni persona usa dei mezzi più o meno appropriati, ma l’importante è arrivare alla giustizia.
Quindi ribadisco che, secondo me, la giustizia e la legalità sono cose differenti.

Lorenzo Rubino


Le ambiguità della giustizia

Giustizia:virtù, principio etico per il quale si giudica rettamente e si riconosce o si dà a ciascuno ciò che gli è dovuto.”
Questa è la giustizia secondo il buon caro vocabolario, ma può un libro dirci che cos'è la giustizia e quali ambiguità può presentare? Ovviamente no, i libri non parlano...
Penso che la giustizia sia qualcosa che vada oltre una definizione sul dizionario, è un principio molto profondo e antico al tempo stesso , come il bene e il male.
Non si può dare un significato vero e proprio di giustizia , perché (secondo me)è soggettiva, ogni uomo ha un idea diversa di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Per esempio secondo Hitler era “giusto” uccidere gli ebrei per difendere la razza ariana. Questo esempio, però, non è del tutto corretto se si tiene in considerazione che le leggi assumono un valore diverso nel tempo,durante il nazismo erano giuste quelle leggi, soltanto oggi le riteniamo ingiuste e atroci nei confronti delle persone.
La soggettività della giustizia deve,però, porre dei limiti perché il relativo e il soggettivo non devono arrivare a privare l'uomo della vita,in quanto vivere è un diritto fondamentale che non può essere lasciato alla decisione soggettiva..Proprio per questo motivo la soggettività ,data dall'idea che si ha dell'uomo e quindi nel decidere se l' uomo è capace di bene o di male, deve essere limitata.
A parer mio, l' unico modo per “frenare” questa idea personale,è scendere a compromessi, un ottimo compromesso che divide l'individualismo della giustizia soggettiva dalla giustizia che tutela tutti ,per me, è la democrazia.
La democrazia ,a sua volta, limita la soggettività attraverso l' emanazione delle leggi.
La legge non è solamente una regola, è un elemento fondamentale per il bene comune. Le leggi certe volte sono ingiuste anche se legali:i fascisti sequestravano oggetti, mobilio agli ebrei, questi poi venivano destinati allo stato,finita l'era fascista i beni sequestrati agli ebrei,raramente, verranno restituiti. Tutto questo è giusto?NO, ma era legale.
Sofia Battisti 3°G


Giustizia o Legalità??
In classe abbiamo discusso su alcuni argomenti molto importanti come la Giustizia e la Legalità e la prima domanda che ci siamo posti è stata quale fosse la differenza tra i due temi.
Legalità significa essere conformi alla legge e quest’ultima regola l’attività dell’uomo, ma una cosa che viene definita legale non è necessariamente giusta, poiché la Giustizia è soggettiva e perciò è differente dal punto di vista di ciascun individuo.
Proprio per questo motivo le idee di giustizia sono cambiate, si sono modificate, trasformate o semplicemente cancellate a causa del pensiero dell’uomo che, con l’avanzare degli anni è maturato e ha elaborato la propria idea di cosa fosse giusto e cosa ingiusto. Il compito più importante della legalità è, quindi, concretizzare il pensiero di giustizia, ma è proprio qui che si forma il nodo: essendo, come già detto, la giustizia soggettiva nessuna legge sarà mai considerata giusta da tutti gli individui. Infatti, è vero che l’idea di giustizia cambia con il maturare del pensiero umano, ma è anche vero che non tutti gli individui maturano ed elaborano i propri pensieri allo stesso modo o alla stessa velocità.
Il diritto di voto alle donne, per esempio, fu introdotto nella legislazione internazionale nel 1948, ma fu un pensiero elaborato molto prima, intorno agli anni 1750. Ora in molti danno per scontato che sia ritenuto giusto da tutti che individui di entrambi i sessi abbiano diritto al voto e alla partecipazione agli eventi politici, ma non è affatto così. In molti ancora non condividono questo pensiero, li chiamano maschilisti\e o femministi\e, ma io ritengo semplicemente che abbiano conservato un pensiero arretrato, senza provare ad elaborarlo eliminando i pregiudizi che sono dettati solamente dall’ ignoranza.
Ho fatto un esempio, ma ne potrei fare tanti altri, parlare di persone che coltivano ancora certi pensieri ormai sepolti da molto tempo o addirittura dichiarati illegali, come le discriminazioni razziali; ci può sembrare impossibile, ma ho udito tanti di quei “w il duce!” o “rispediamoli ai forni come fece il Grande!” ed ho visto scritte sui muri frasi simili, e dire che siamo nel 2013.
Questi sono solo pochi di tanti esempi che rendono la giustizia e la legalità bizzarre e contorte nei loro significati.

Carolina Baldi 3°G



"STUDIANDO LE LEGGI RAZZIALI..."
“Penso che la giustizia dovrebbe determinare diritti e doveri civili e in egual modo dovrebbe fare in modo che tutti ricevano la stessa tutela. La giustizia si differenzia dalla legge perché è principalmente basata sugli aspetti etici di ogni situazione e li interpreta sotto un aspetto più umano. La legge invece interpreta le stesse situazioni secondo uno stampo più rigido ed oggettivo nell’osservanza delle leggi, senza mezzi termini.
Nonostante queste due parole, “giustizia” e “legge”, si somiglino hanno ancora (purtroppo) due significati diversi…infatti solo quando entrambe arriveranno a coincidere, a fondersi in un unico significato, l’uomo sarà veramente libero in un mondo ideale!
Gli odi, le guerre, le violenze e le rivoluzioni saranno debellate come la più ammorbante delle malattie…e non esisteranno più forti o più deboli davanti alla legge!
Dico così perché, per esempio, durante il fascismo era legale perseguitare  un ebreo nonostante quest’atto sia moralmente devastante…infatti, per i decreti e le leggi emesse a quei tempi gli ebrei erano di fatto una razza inferiore! Era perciò illegale togliere certi diritti ad un uomo, ma se si trattava di un ebreo o di un oppositore politico la cosa era giustificata…se non premiata o addirittura retribuita.
Di conseguenza abolendo ogni sorta di muro fra queste due parole( legge e giustizia) la legge sarebbe più umana e agirebbe con lealtà nel pieno rispetto per ogni forma di libertà.
Tornando all’esempio di prima, per l’ebreo sarà certamente ingiusto, raccapricciante e spaventoso assistere allo sterminio dei propri simili ,ma il fascista penserà uguale?
Per il fascista ciò che sta attuando il proprio stato è una difesa purificatrice della razza della maggioranza e non una vergogna!
Questo perché il concetto di giustizia è estremamente mutevole da persona a persona e dal diverso contesto in cui ci si trova e se tutti avessero un’uguale concezione della parola giustizia allora non ci sarebbe più ogni sorta di problema che ora assilla questo mondo.
Se tutti concepissero la parola giustizia in egual modo e tutti rispettassero il suo significato…allora non ci sarebbe neanche bisogno di avere delle leggi!
Altra frase che rappresenta al meglio la situazione è “Le leggi sono come una ragnatela, abbastanza forti per catturare i deboli, troppo deboli per trattenere i forti”, e qui si capisce che fra legge e giustizia un’altra grande differenza è che ,una la puoi comprare, l’altra no.
Torniamo all’esempio iniziale, era (dal mio punto di vista certamente) sbagliato trattare così  meschinamente, orribilmente gli ebrei …ed era altrimenti illegale aiutarli!
 Rincuora il fatto che ci fossero persone che coraggiosamente rischiavano ogni giorno per loro, ma sta di fatto che, se fossero state colte in flagrante sarebbero certamente ( e ingiustamente) accusate di commettere un reato.
Già…da una parte commetteresti un reato ma, salveresti i tuoi ideali di giustizia ,dall’altra rispetteresti la legge per timore delle conseguenze e infrangeresti i tuoi ideali. Chiunque sarebbe combattuto.
Detto questo credo di ritrovarmi nell'ideale che Saviano ha della giustizia, infatti per lui.
"La giustizia è un principio astratto che coinvolge tutti, passabile a seconda di come la si interpreta di assolvere o condannareogni essere umano: colpevoli i ministri, colpevoli i papi, colpevoli i santi e gli eretici, colpevoli i rivoluzionari ed i reazionari.
Colpevoli tutti di aver tradito, ucciso e sbagliato.
Colpevoli dinanzi al tribunale universale della morale storica e assolti da quella necessità.
Giustizia e ingiustizia hanno un significato solo se lo considerate concreto.
Di vittoria o sconfitta subito".
Infine aggiungerei che la giustizia è, per me, l'obbiettivo da raggiungere per ogni società...
é COSì ANCHE PER VOI?
Elena Rondelli 3G




Giustizia?

Innanzi tutto per poter parlare di giustizia, bisogna definire la parola Libertà. L’uomo, in tutte le epoche e in tutto il mondo, ha da sempre lottato per ottenere la Libertà, anche se in modi diversi. Per la libertà sono state fatte tantissime guerre, dove è stato sparso moltissimo sangue. Per la libertà, sono nati anche tanti movimenti pacifici, che hanno lottato con proteste e scioperi in maniera non violenta. Per libertà si è sempre combattuto e si combatte ancora oggi. Sulla libertà l’uomo ha anche molto riflettuto. Tanti intellettuali, cantanti, artisti, scrittori hanno espresso la loro opinione su questo argomento. Dante Alighieri, per esempio, scrive: “Libertà vo cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Ma non c’è bisogno di essere intellettuali famosi per poter riflettere su questo tema, tanto delicato, quanto importante. E così vicino ad ognuno di noi. Chiunque ha un’idea di libertà. Cos’è per me? Innanzi tutto mi piace visualizzarla, darle un volto. Per me la libertà è come i cerchi che si formano nell’acqua, quando ci tiri un sassolino. Non è una linea fissa, si muove, cambia, si modifica quando si scontra con altri cerchi, si allarga e si restringe… E soprattutto ci si mette un secondo a distruggerla: basta tirare un altro sasso più grande, per farla scomparire, per ridurla in schizzi. Bene. Chiarito il concetto di Libertà, bisogna collegarlo con la giustizia, ovvio. Cos’è la giustizia se non il rispetto delle libertà di tutti? Sì quando tutti, ma proprio tutti, sono liberi, allora si può dire che c’è giustizia. Probabilmente non c’è nemmeno bisogno di dire che ciò è perfetto, quanto impossibile. Ma per non essere troppo negativi, diciamo che lo è stato, ma fino ad adesso…poi che succederà non si sa! Non lo sa nessuno: potrebbe succedere di tutto, ma questo è il bello (o il brutto?) del futuro. Perciò concentriamoci su com’è la situazione adesso, che è meglio!
La giustizia, è solo un compromesso tra pareri diversi?Tra idee anche opposte? È una “mediazione” tra i modi di pensare diversi. Ed è per questo che non può essere perfetta: tutti pensiamo in modo diverso, su questo non c’è dubbio. O forse no… in questo caso è determinata dalla maggioranza. Dal più potente, dal più forte, dall’idea dominante. E questo è giusto? È giusto che vinca chi è in di più? Forse sì, così sono felici più persone…Quindi, concludendo, è forse soggettiva? Penso di sì…ma come fai a dire che uccidere,  può essere giusto per qualcuno, come fai a dire che è una decisone soggettiva? Come puoi dire che è relativo? Come puoi dire che non c’è una cosa giusta e una sbagliata, e che dipende dalle idee del singolo pensiero di ognuno di noi? Forse esistono realtà relative, e realtà assolute…ma chi decide cosa è assoluto e cosa relativo? Ci sono troppi “forse”. Troppe domande senza risposta. Perché nessuno sa cosa è la giustizia. Proprio come per la libertà. La libertà, composta da cerchi concentrici nell’acqua, che non sono fissi, che si muovono di continuo e cambiano. Quindi, per concludere, posso dire che sinceramente, non so cos’è la giustizia?
Pensiamo poi ad altri tipi di libertà. La libertà di parola ad esempio. È una delle cose più giuste del mondo, secondo me ovviamente…si perché come abbiamo già visto ognuno ha le sue idee di giusto e sbagliato. Il fatto che ognuno possa pensare e quindi dire ciò che vuole non è una cosa giustissima? Il poter esprimere la propria opinione su tutto? Ma anche questa libertà, che potrebbe sembrare a prima vista perfetta, ha dei problemi… e se io offendo gravemente qualcuno? Se dico cose false su di lui? Sono ancora libera di dire la mia? O senza, forse rendermene conto, mi sto scontrando contro il suo cerchio? Si dice che “è giusto ciò che non nuoce ne a me ne agli altri” ma è possibile? La vedo difficile, troppo difficile…
Proprio come detto all’inizio, questo è proprio un argomento difficile, pieno di sfaccettature, potrei stare a scrivere per ore… ci sono talmente tante cose da dire…ma purtroppo non posso, mi piacerebbe molto, ma ho altri compiti da fare, cose che nemmeno mi interessano, ma devo farle, è il mio dovere da studente, fare anche ciò che mi piace meno…e questo è giusto?
Chiara Di Tommaso 3G

Incontro del 28 febbraio con LIBERA

L'incontro del 28 febbraio presso il Liceo Laura Bassi è stato molto interessante. Ho capito che la mafia è una struttura piramidale, proprio per questo è stato, dopo lungo tempo e molte battaglie legali, creato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, per associare tutti, dal capo in giù, nei reati commessi.
Ho capito che i mafiosi restano nelle loro terre, spesso il luogo dove sono nati e cresciuti, non vanno nei paradisi fiscali, ai Caraibi, a far la bella vita, perchè per loro è importantissimo il controllo del territorio, non se ne possono allontanare.
La relatrice ha spiegato che l'intuizione del giudice Falcone, fu quella di attaccare la mafia non solo colpendone gli affiliati, ma attaccando le loro risorse economiche, con il sequestro dei beni e il blocco dei conti correnti.
La mafia è ovunque e gestisce traffici illegali, quali lo spaccio di droga, armi e altro, ma anche traffici legali, come le sale da gioco, gli appalti per costruire palazzi e strade, è dentro bar e ristoranti e persino la vendita del cocco sulle spiagge!
Io credo che incontri come questi siano fondamentali per insegnare a noi ragazzi cos'è la legalità, ma soprattutto per tenere alta la memoria di eroi come Falcone, Borsellino che sono morti combattendo contro la mafia.

Michelle Coleman 3^G Guinizelli - Carracci

venerdì 15 febbraio 2013

LIBERTA'

Libertà...inseguita, necessaria, essenziale, rispettata,  fraintesa, a volte negata.
Questa parola racchiude la storia  del divenire dell'uomo dalle prime civiltà ai nostri giorni.
Il vocabolario alla voce "libertà" riporta numerose definizioni:
1)" assenza di limitazione e costrizione o anche semplicemente di motivi di ostacolo, impedimento o pregiudizio"
2)"in generale è lo stato in cui un soggetto può agire senza costrizioni o impedimenti e possedendo la capacità di determinarsi secondo un'autonoma scelta"
3)"potere di agire nell'ambito di una società organizzata secondo le proprie convinzioni e volontà entro i limiti stabiliti dalla legge o comunque riconosciuti validi dalla società stessa"
4)"facoltà di vivere liberamente, di lavorare, di agire, di professare una religione concessa, disciplinata e garantita dalle leggi dello Stato"
5)"stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto e, come tale, garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico"
6)"condizione per cui un individuo può decidere di pensare esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto"
 
Abbiamo ragionato e discusso e alla "fine" abbiamo considerato che PER OTTENERE LA LIBERTA' SERVE MOLTO TEMPO, MA PER PERDERLA BASTA UN ATTIMO (uno solo di noi che ne abusa).
 
 
VOI  TUTTI COSA NE PENSATE?
 
 
Gli alunni della 3°H GUINIZELLI-CARRACCI
 
 

martedì 22 gennaio 2013

BIM: UN PROGETTO MILLE CULTURE


Il giorno 15 gennaio 2013 la classe 2^M del liceo Laura Bassi di Bologna si è recata in via Brocaindosso 48 per partecipare al progetto BIM: Biblioteca Interculturale Mobile. La classe aveva partecipato lo scorso anno con il tema “Razzismo e Pregiudizi”, quest’anno invece si è trattato un argomento poco discusso nella società attuale: “Una Generazione di IMMIGRATI”.

Come ogni biblioteca che si rispetti, la BIM è ricca di libri, ma ha una differenza che la caratterizza dalle altre: la multiculturalità.

Ma prima di descrivere l’innovativa BIM, parliamo di una semplice biblioteca. Non è facile dare una definizione su due piedi, come infatti hanno dimostrato gli alunni della 2^M e della 2^G presenti all’incontro; una biblioteca può essere definita come un luogo di ritrovo dove è possibile fare spese, riempendo il proprio bagaglio culturale, senza pagare neanche una lira. Eh sì, avete capito bene, fare compere. Può suonare male sentire qualcuno dire che ha trovato qualche buon prodotto in biblioteca, ma se ci pensate un attimo,  la biblioteca è l’unico posto in cui è possibile arricchirsi senza spendere neanche una moneta. In biblioteca è possibile leggere libri, giornali, quotidiani e persino navigare in Internet. Le persone si riuniscono in sale per raccogliere informazioni e magari confrontarsi con persone di altre opinioni e pensieri.  In biblioteca puoi imparare senza insegnante, puoi conoscere persone nuove e ancora meglio conoscere espressioni, ideali e la cosa migliore culture nuove. Al giorno d’oggi grazie ad Internet, ai social network come Facebook e Twitter, è possibile incontrare persone di etnie e origini diverse, ma come si reagisce a questo fenomeno? Navigando sui social network o sulle chat, sarà capitato almeno una volta ad ognuno di noi di incontrare qualcuno “diverso”. Ma cosa significa DIVERSO?

Nel dizionario italiano sotto il termine diverso troviamo ben cinque significati: secondo il primo punto diverso è qualcosa che procede in una direzione diversa; il significato seguente mi dice che diverso significa differente o dissimile; il terzo punto considera diverso tutto ciò che è insolito, strano o straordinario; il quarto significato dice che diverso è qualcosa di orribile o mostruoso; infine l’ultimo punto afferma che diverso è significato di crudele e perverso. Facendo una piccola riflessione, secondo voi quale dei precedenti significati rispecchia maggiormente il termine diverso? Questo aggettivo può essere visto sia come un complimento che un’offesa. Se questo stesso termine viene usato in contesti diversi può assumere altrettante differenti interpretazioni.. Ma come reagiamo noi quando qualcuno ci dice che siamo diversi??

La risposta non potrà mai essere la medesima per tutti. E questo potrebbe essere influenzato dal colore della nostra pelle, dal luogo in cui siamo nati o dalla lingua che parliamo. Vi sembra una buona ragione questa? A scuola ci insegnano fin dalle elementari che siamo tutti uguali indistintamente dal sesso, dalla religione e dalle origini. Ma cari insegnanti come possiamo noi considerarci tutti uguali se giorno dopo giorno vediamo, sentiamo o purtroppo viviamo episodi di razzismo? Senza tornare indietro di anni, anni e anni, e di conseguenza annoiarvi, me ne bastano uno o due. 

L’estate scorsa ci sono stati i tanto attesi Europei e come da merito l’Italia ha partecipato. Tra la squadra schierata nella finale, che ha visto l’Italia protagonista contro la Spagna, c’erano ben due italiani naturalizzati in campo e un altro in panchina. Mario Balotelli, Thiago Motta e Angelo Ogbonna hanno giocato negli Europei rappresentando gli italiani. Ma se guardate il loro colore della pelle o i loro nomi e cognomi, non vi viene in mente una domanda un po’ retorica: ma siamo sicuri che siano italiani? La legge italiana li riconosce come cittadini a tutti gli effetti, ma loro si sentono come tali? Dai loro comportamenti e dalle loro affermazioni è possibile riconoscere tratti tipicamente nazionali. Ma se una persona vive in Italia da molti anni, o magari ci è nata, ha studiato, ha appreso la cultura e vive costantemente giorno dopo giorno insieme a persone che considera suoi connazionali, la si può considerare italiana?

Ogni anno vengono al mondo migliaia di bambini nati da stranieri comunitari e non. Gli stessi bambini cresceranno in Italia, studieranno in Italia, si innamoreranno in Italia, vivranno ogni giorno della loro esistenza da italiani. Ma ogni anno dovranno recarsi in questura, per il rinnovo di un pezzo di carta, che vale tutto per quei bambini e le loro famiglie: il Permesso di Soggiorno. Quello stesso giorno gli verrà ricordato di vivere in mezzo a persone diverse da loro. Quelli stessi bambini non sanno più identificarsi: si sentono italiani a tutti gli effetti, ma purtroppo i documenti affermano il contrario. Quando si recano nel paese delle proprie origini, si sentono come pesci fuor d’acqua, alcuni di loro non sanno neanche parlare la lingua, altri non distinguono i soldi e altri ancora sono obbligati a tornarci. Sì sì, sono obbligati. Infatti una volta raggiunto il diciottesimo anno di vita, uno straniero se non lavora deve tornarsene nel suo paese,  ma come può farlo se il suo paese è l’Italia?? In ogni legislatura, c’è sempre il solito politico che promette il cambiamento, ma sono ormai parole vecchie che fanno illudere migliaia di famiglie in attesa di una carta di soggiorno o magari della cittadinanza. Secondo la legge italiana la cittadinanza si può acquisire per sangue, per matrimonio e per naturalizzazione. Un extracomunitario residente in Italia da più di dieci anni consecutivi può far richiesta per ottenere un documento che passerà alle sue future generazioni e che risparmierà ai successivi bambini il momento in cui li verrà ricordato che sono diversi dai coetanei con cui passano ogni giorno della loro vita, ovvero i bambini italiani. Una volta richiesta e accettata, per quanto dice la legge italiana, si dovrebbero attendere un paio d’anni all’incirca, ma purtroppo i tempi d’attesa sono lunghissimi e intanto magari i bambini sono diventati uomini e sono costretti a cercare un lavoro per stare in un paese che sentono proprio. 

 Il mio è un semplice appello, quello di una semplice ragazza straniera venuta e cresciuta in Italia, che si sente italiana, rivolto a tutti, dai cittadini, agli stranieri stessi e ai futuri parlamentari che si instaureranno nella prossima legislatura: “sarà mai possibile, in futuro non troppo lontano, un’Italia unita e integrata con le altre etnie e culture, un paese dove non vengono sottolineate le proprie origini o la propria lingua, uno stato colorato e non  diverso, dove le persone non vengono discriminate, ma trattate come tali. Città in cui non ci saranno più sguardi discriminanti, passi timorosi in qualche spiacevole incontro, ma soprattutto amicizie uniche e non diverse.” Spero in una futura generazione migliore, sia dal punto di vista economico che sociale, attendo con impazienza una nazionale multietnica, ma soprattutto desidero un’Italia dove non venga ricordato che sei diverso attraverso un foglio di carta. Auspico alle future generazioni di sentirsi integrati, di essere considerate persone come quelle con cui vivono tutti i giorni e spero che non ci siano più atti di razzismo. Invito inoltre i Governi futuri a prendere al più presto provvedimenti, perché giorno dopo giorno migliaia di bambini, ragazzi e magari uomini e donne non sanno più come identificarsi, si sentono italiani nel cuore, ma purtroppo la legge, i documenti e i loro coetanei gli ricordano di non esserlo, sentendosi così degli apolidi, senza origini né cittadinanza.

                                                                                                                       OUMAIMA LAMZOURI II^M

venerdì 18 gennaio 2013


MANI PULITE

“Mani pulite “è un'indagine giudiziaria contro la corruzione del mondo politico condotta a livello nazionale in Italia, negli anni 1980-1990. Essa contribuì alla fine della Prima Repubblica e alla scomparsa dei principali partiti di governo, come la Democrazia Cristiana (DC) e il Partito Socialista Italiano (PSI). "Tangentopoli" fu un'inchiesta del 1992  avviata dal pubblico ministero Antonio Di Pietro che chiese ed ottenne la cattura di Mario Chiesa, un membro del PSI, candidato sindaco a Milano, che, come racconta Enzo Biagi, "lo pescano mentre ha appena intascato una bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve versare il suo obolo, il 10 per cento dell'appalto che in quel caso ammontava a 140 milioni." Le indagini, iniziate a Milano, si propagarono velocemente ad altre città, grazie alle confessioni degli arrestati e molti industriali e politici. Il socialista Sergio Moroni, accusato di corruzione, si uccise e lasciò una lettera in cui si dichiarava colpevole, dichiarando che i crimini non erano per il proprio tornaconto, ma a beneficio del partito, accusando  il sistema di finanziamento di tutti i partiti. Fondamentale per l' esponenziale delle indagini fu la scelta dei leader politici di privare del proprio appoggio i politici meno importanti, che, sentendosi traditi, accusavano altri politici. Nelle elezioni amministrative del 1993 la DC perse  metà dei voti e il Partito Socialista praticamente sparì. La Lega Nord divenne la maggior forza politica dell'Italia settentrionale. L'opposizione di sinistra si avvicinò alla maggioranza, ma mancava ancora di unità e di leadership. Purtroppo, fino ad oggi, tutti gli esempi di corruzione nella politica denunciati da “Mani pulite” non sono scomparsi; la cronaca ne riporta esempi continui, che coinvolgono anche cariche importanti dello stato. Le vittime di questo fenomeno sono le persone oneste, che rispettano ogni giorno le leggi, ma vengono scavalcate dai corrotti, presenti in grande numero nel nostro paese.

        Beatrice Buselli, Giulia Basso, Giulia Ravegnini, Chiara Scordo, II M   

 
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mercoledì 16 gennaio 2013

Donne e Regole

Leggevo un giornale e mi sono imbattuta in un articolo, a mio parere molto interessante, riguardo alcune donne che nel nostro Paese si ribellano alla criminalità.
Sono sei donne veramente coraggiose, ma voglio pensare che le "grandi" donne non siano solo sei.
Loro intanto, hanno avuto il coraggio di uscire dall'anonimato pensando in grande, andando oltre le aspettative, grazie al loro impegno.
Di queste donne voglio parlarne anch'io, e voglio ringraziarle.
ringrazio Valentina Fiore e Lucrezia Ricchiuti; una, concittadina di Paolo Borsellino, l'altra di Desio, dalla parte opposta d'Italia.
La distanza che le separa, è la testimonianza di come la criminalità si sia insinuata ovunque.
Per porre fine a questa epidemia criminale, Valentina diventa vicepresidente di un'associazione che collabora con "Libera".
Quest'associazione io e i miei compagni l'abbiamo conosciuta bene attraverso tre incontri formativi e informativi, che si sono tenuti lo scorso anno nella nostra classe.
Lucrezia invece decide di guardare il crimine negli occhi denunciando, facendo nomi, quanti più poteva e conosceva, facendosi anche nominare vicesindaco di Desio.
Grazie a lei, per contrastare le infiltrazioni mafiose negli istituti, molti incarichi sono stati cambiati, personale sospetto sostituito, tutto messo a nuovo.
Devo, anzi, voglio ringraziare Rosaria Capacchione, giornalista e coraggiosa autrice de "l'oro della camorra", Cinzia Franchini, presidente di CNAFita e vittima di intimidazioni mafiose. Ringrazio Maddalena Rostagno che, dopo l'uccisione del padre per conto della mafia, non è riuscita a sopportare il silenzio di tutti, il silenzio della polizia, e così ha parlato lei, nel libro "Il suono di una sola mano".
Per ulsima, ma di certo non ultima, Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, sotto scorta da quando ha cambiato l'amministrazione comunale, un'amministrazione troppo legale per chi di legalità non sa parlare.
Credo che queste siano donne da conoscere, da riconoscere.
Ho deciso di parlare di loro, della loro esemplare esperienza, affinchè anche voi, lettori, possiate cogliere il grande regalo che sei donne ci hanno fatto: un'iniziazione alla libertà.
Dobbiamo tutti essere fieri di loro per il grande coraggio che dimostrano ogni giorno con il loro impegno civile.
                                                                                                                  Chiara Capodaglio, III° C.